Analisi tecnica di un fenomeno: l’arcobaleno
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- Category: Competenze tecnologiche
- Creato: 15 Giugno 2016
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Hai mai osservato un arcobaleno? Questa spettacolare apparizione che illumina il cielo di burrascose giornate, durante o subito dopo il passaggio di un temporale, ha da sempre incuriosito e appassionato popoli di tutte le parti del mondo, suggerendo miti e leggende che si perdono nella notte dei tempi.
Solo recentemente questo fenomeno ha avuto una precisa spiegazione scientifica, che molti avevano ipotizzato senza poter dimostrare. E tu, ti sei mai chiesto perché si forma l’arcobaleno? Alcune condizioni si possono constatare anche senza precise osservazioni (la presenza contemporanea del sole e di una enorme massa di pulviscolo d’acqua in movimento nel cielo), ma altre non sono così evidenti: perché si formano i colori dell’iride? Perché un arco perfetto e non un quadrato, un triangolo, un cilindro o una sfera? Perché tutti lo vediamo nello stesso modo e sempre nella stessa direzione, anche se corriamo velocemente in autostrada? Perché lo vediamo sempre di fronte e non, magari, di fianco? A queste domande possiamo rispondere solo dopo un’attenta indagine scientifica e tecnica.
a. Osservazione
L’osservazione deve essere molto attenta e ripetuta più volte. In genere, tutti ci consideriamo buoni osservatori, ma non sempre possediamo doti sufficienti di sensibilità, concentrazione, attenzione al dettaglio, pazienza e capacità di cogliere, con un po’ di inventiva, analogie con altri fenomeni già verificatisi in precedenza. Di solito, si preferisce condurre l’osservazione in un laboratorio ove si ricostruisce, quando è possibile, il fenomeno e dove è più facile controllarne le condizioni. Poiché non sempre è facile individuare immediatamente le condizioni che contano, puoi cominciare a stendere un elenco, anche alla rinfusa, di tutto ciò che ti passa per la mente mentre osservi. Successivamente, raggruppa le osservazioni analoghe, eliminando le meno significative. Dall’attenta osservazione del fenomeno dovrebbero emergere informazioni sufficienti per formulare una prima ipotesi, anche se ancora generica, sulla sua spiegazione scientifica. Per una più dettagliata spiegazione occorre porsi ulteriori domande (come, quando, perché si ripete il fenomeno), trarre dall’esperienza compiuta una serie di dati da elaborare e concretizzare il tutto nella ricerca di una regolarità. Osservata la regolarità del manifestarsi del fenomeno in determinate condizioni, si può arrivare alla formulazione di una legge, da inserire, eventualmente, in una più vasta teoria. Naturalmente, nell’analisi tecnica di fenomeni e processi ben definiti e limitati non sempre è necessario arrivare alla formulazione di leggi o teorie particolari: è suffi ciente fornire una corretta e dettagliata spiegazione del fenomeno in sé, per poter utilizzare anche in altri ambiti tecnologici le conoscenze acquisite.
b. Problemi aperti
Può capitare che non sempre si riesca a trovare una dimostrazione certa, univoca ed indiscutibile, oppure che qualcun altro, partendo da osservazioni e dati simili ai nostri, arrivi a conclusioni diverse. È così che si propongono ipotesi e teorie diverse sullo stesso fenomeno, spesso in contrasto tra loro (basti pensare alle varie ipotesi sulla formazione dell’universo o sull’evoluzione dell’uomo) o divergenti per taluni aspetti. In ogni caso dobbiamo lasciare spazio a problemi aperti, ancora da verificare, o scegliere l’ipotesi che ci sembra più accettabile e plausibile, anche in previsione delle conseguenti applicazioni pratiche che tali ipotesi suggeriscono.
c. Applicazioni tecnologiche
Il fine principale, dal punto di vista tecnico, è sempre comunque quello delle possibili applicazioni in campo tecnologico di quanto suggerito dall’indagine scientifica. È quindi utile, a questo punto, verificare se esistono e quali siano le tangibili innovazioni tecnologiche derivabili dall’osservazione eseguita, anche in settori non direttamente collegati al fenomeno esaminato.